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Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

La discriminazione delle donne a Sulmona


Si parla spesso di discriminazione del sesso femminile nei posti di lavoro. Una volta veniva chiamato sesso “debole” e già questo può far capire la concezione che la storia ha avuto della donna. Dove ho lavorato io, questa percezione non l'ho mai avuta. Quando ho collaborato con Rete5, la direzione del quotidiano era femminile. Presso la CIA, che non è l'ente degli agenti segreti Usa, ma la confederazione italiana agricoltori, le donne non erano relegati in un secondo piano. Anche presso la Banca del Fucino, le donne sono considerate anche per posti di responsabilità. Poi mi raccontano che a Sulmona, una azienda alla quale una donna ha portato un curriculum, ha detto, tramite il suo responsabile, che non assumono più donne. Ci sono delle lavoratrici all'interno, ma sono pochissime: il responsabile del punto vendita di Sulmona, dice che le donne non sono adatte, che sono di gran lunga meglio i maschi. Concetti tristissimi, che dovrebbero portare a denunciare il fatto ed evitare di acquistare in quel posto. Evito però di riferirvi di quale luogo si tratta soprattutto per rispetto dei lavoratori attuali. Non sono io che devo dimostrare che le donne e gli uomini hanno gli stessi pregi e difetti e le proprie peculiarietà. È una piccola storia che serve a farvi capire come anche nella nostra città, nel 2017, l'era della tecnologia, di Internet, esistono ancora concezioni arcairche portate avanti, non da anziani, ma da persone mediamente giovani, che si ergono a giudici, non solo di persone, ma di intere razze. Non basta fare leggi sulle quote rosa, bisogna trovare un metodo per eliminare questo modo di pensare, e passare a scegliere le persone con il merito e i titoli.


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