È un po' che non scrivo sul blog. Ci sono momenti in cui vorrei scrivere ma poi il mio cervello mi dice di fermarmi prima che sia tardi. Oggi voglio parlarvi di lavoro. Non voglio qui tediarvi sul fatto che il lavoro non c'è, soprattutto nella mia zona. Voglio parlarvi del lavoro dopo che lo hai lasciato. Molti sanno che lavoro alla Banca del Fucino, un istituto di credito di proprietà di una sola persona, cioè il Principe Torlonia. Oggi ero ad Avezzano, e la donna di fronte a me, prima mi ha fatto i complimenti per come ho svolto le operazioni richieste, e poi mi ha detto che anche lei ha lavorato per la stessa azienda ed ora è in pensione. Credo che a tutti nuovi volti che la signora si è ritrovata davanti agli sportelli abbia detto le stesse cose. Credo che non lo dica per vantarsi ma perchè in effetti quel lavoro ha ricoperto gran parte della sua vita e qualcosa dentro di lei è rimasto. Io non so cosa succederà a me e a quelli della mia generazione, per non parlare di quelli nati dopo, ma vedere una signora come lei che ricorda ancora i bei tempi, vedere anche mio padre che mensilmente si incontra con i suoi ex colleghi della FIAT, mi fa capire come il lavoro che hai fatto per una vita, ti rimane dentro finchè campi. E in maniera positiva perchè queste persone parlano di quello che hanno fatto in maniera nostalgica e non con astio. Essere 30-40 anni sempre allo stesso posto e far lo stessa cosa, certo ha i suoi lati negativi che sono la noia per i gesti che si ripetono ogni giorno, la monotonoia appunto, ma poi davanti ai tuoi occhi vedi passare tanta di quelle gente e generazioni di famiglie che hai aiutato con consigli e proposte. Per le nuove generazioni questo tipo di impostazione non esiste, e forse già nel mondo anglosassone non è mai esistito, con la flessibilità. Mi piacerebbe porter andare a prelevare allo sportello un giorno e poter dire al giovane che mi è di fronte che anche io ho fatto parte della famiglia della Banca del Fucino, avrei tante cose da raccontargli.