Torna sulla scena Mico Argirò, cantautore campano (per la precisione, di Agropoli, in provincia di Salerno, nel Cilento). Ma, questa volta, l’artista non offre al suo pubblico un prodotto musicale, bensì si cimenta con la letteratura, sfornando il libro “Le metro invisibili” (Edizioni Underground?), che lo stesso autore definisce come «una sorta di Odissea metropolitana». Ambientato fra le metropolitane di Milano (ogni capitolo prende il nome di una fermata), “Le metro invisibili” è una storia in qualche modo formativa, che segue il percorso di crescita del protagonista, di capitolo in capitolo. Il libro parla di un ragazzo che arriva a Milano, come tantissimi oggi (ma pure ieri). Ha perso la ragazza, e la ricerca nel dedalo delle metro della città. Questa ragazza è una metafora e le metro sono portali per vivere avventure oltre il reale, profondamente nel reale, ma tanto ideali e simboliche. Tra questi capitoli, ognuno col nome di una fermata, si svolgerà il cammino di crescita e di formazione del protagonista. L'elemento di grande novità di “Le metro invisibili” è il modo in cui è scritto, definito dall’autore "Scrittura stereo" cioè un metodo di scrittura che ho inventato per l'occasione: il foglio è diviso in tre parti, come i suoni nelle canzoni, nei mix, che sentiamo nelle cuffie, alcuni a destra, altri a sinistra, molto al centro. È un esperimento musicale in forma scritta dove i suoni o intere scene viste con la coda dell'occhio avvengono in un lato della nostra percezione sensoriale. “Le metro invisibili” vede la prefazione dello scrittore e giornalista musicale Michele Monina.
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