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  • Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

La notte che ha cambiato il pop


Per caso mi è capitato di vedere questo documentario su Netflix che ci racconta come è stato realizzato "We are the world", la risposta americana a Bob Geldolf. E' vero che ancora adesso qualcosa del genere si organizza, pensiamo alle ultime calamità naturali che sono accadute in Italia, ma è anche vero che queste missioni hanno perso di efficacia.. La realizzazione fu incredibile considerando che gli organizzatori riuscirono a far riunire circa 40 star in una notte. Ovviamente quello che mi ha fatto più impazzire è stato Dylan, non per nulla a suo agio nella parte. Mancavano Madonna e Prince, per il resto i migliori c'erano. Non apriamo tutto il discorso sul flop che questi eventi producono: i soldi non si sa come vengono gestiti, ma la cosa bella è che c'era la convinzione che con la musica si potevano trovare i fondi per risolvere i problemi. Una visione utopica che lasciava fuori la politica. Politica che, per me, rimane un tema fondamentale, soprattutto se si vuole agire in Paesi non democratici. Comunque da Springsteen, a Turner, da Charles a Jackson, stavano tutti lì a cantare una semplice canzone sotto la regia di Quincy Jones.




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