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Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

Io tu noi Lucio


In un momento di nostalgia ho visto il documento su Battisti presente su Netflix. Un documentario che celebra con la partecipazione  di tanti protagonisti dell'epoca l'epoca di un artista che non era solo un cantante, era un produttore, un autore. La difficoltà per la realizzazione di questo documentario probabilmente è derivata dal fatto che le apparizioni "live" di Lucio sono state centellinate fino alla totale sparizione. E se si è detto di Battisti che non faceva canzoni politiche si è detto la verità, ma lui in realtà  aveva un atteggiamento politico. Produceva canzoni che andavano oltre le logiche del mercato, non ha pubblicizzato alcunché , si è fatto giudicare più per le sue canzoni che per le sue apparizioni. Bello rivedere anche Radius nel documentario . Il difetto di questa produzione sta nel fatto che è troppo sbilanciata nella prima parte della carriera, tralasciando "Anima latina", i dischi con Panella che alle volte sfioravano la techno , l'uso del testo più come uno strumento che come una storia da raccontare come succedeva con Mogol. Non si è capito poi perchè la musica italiana, dopo l'impronta data da Lucio, si sia persa nei meandri della trap e del rap, e non ci sia nessuno, attualmente, a non fare canzoni mischiando la nostra melodia (per me la migliore al mondo) con lo studio di quello che è successo o succede all'estero. E' vero che non si inventa nulla, ma è anche vero che ora molto è così scontato, soprattutto da noi, che per forza dobbiamo guardarci indietro agli anni 60 e 70 per trovare uomini, apprezzati pure all'estero, che sperimentavano.



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