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Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

Due chiacchiere con Fabio D'Alfonso


Una cosa che abbiamo in comune io e don Fabio è la saga di star Wars e le serie presenti su Disney Plus e ne sono tante. Lui è il parroco di Cristo Re e io sono un ateo. Se vogliamo io sono nel lato oscuro della forza, ma non è detto che non si possa discutere su temi che vanno oltre la religione come l'amore e la speranza e Star Wars ha degli elementi importanti anche cristiani.

Non si può non partire dalla saga originale: la centralità della saga originale è il rapporto tra Luke e Anakin e la paura del primo di diventare come il secondo e passare al lato oscuro. La scena che mi ha colpito di più è quella nell’addestramento da Yoda e vede se stesso con il casco nero. Che ne pensi?

In effetti dentro ognuno di noi c'è il desiderio grande di seguire le orme dei propri genitori che, quando siamo bambini, sono per noi gli idoli da seguire ed imitare.

Luke scopre da adulto la figura del padre prima come grande maestro Jedi, così glielo descrive il vecchio Ben Kenobi e poi nell'autorivelazione di Darth Vader che gli svela di essere suo padre. A quel punto, dinanzi ad una realtà che lo travolge e lo sconvolge, in quanto gli fa venire meno tutte le certezze che si era creato, si apre per lui l'abisso della scelta: essere come mio padre o no?

E' lo stesso dramma che ognuno di noi vive quando arriva a scoprire che i propri genitori sono persone umane e non Dei. E' il passaggio all'età adulta che ci impone la scelta, quella che ritroviamo in Matrix, ma qui si aprirebbe un altro tavolo di dialogo. Dicevo, la scelta di accogliere tutto quanto di buono ci hanno insegnato e di iniziare a viverlo con la nostra vita attraverso la nostra specificità, me stesso e andando anche oltre loro: posso fare ciò che mio padre, mia madre non sono stati nella condizione di vivere. Yoda fa una cosa importante, lo spinge ad avere fiducia in sé stesso e nella conoscenza di sé e delle proprie capacità. In questo modo lo aiuta anche a compiere un cammino di pacificazione con le proprie incapacità. La famosa frase: "fare o non fare, non provare", va proprio in questa direzione, mira a mostrare la fiducia del maestro nel proprio allievo e quindi a crescere nella consapevolezza di sé e delle proprie capacità per usarle nella vita nella direzione del Bene. Diventa artefice del Bene intorno a te e costruirai il mondo di bene che desideri. E' esattamente quello che ha fatto Gesù con tutte le persone che ha incontrato sulla sua strada. Certo, la scelta resta sempre nostra, ma dinanzi agli occhi ci viene posta la possibilità reale di una scelta realizzabile nel concreto della mia, nostra vita..

A entrambi è piaciuta la serie su Obi Wan: a parte rivedere lo scontro tra lui e Darth Vader la cosa più bella è l’analisi del lato umano del personaggio, il non credere più nella fede dei jedi dopo lo sterminio dei bambini apprendisti e dell’aver perso un amico fraterno. Che ne pensi?

Penso che il vero grande problema che vive Obi Wan è il senso di colpa nel non aver visto, nel non aver capito, nel non essere riuscito ad impedire ad Anakin di giungere alla fine di una strada contraria a quella che lui pensava stessero percorrendo insieme.

Lo dice sia nella serie che durante la battaglia della cosiddetta resa dei conti con Anakin: "Eri mio fratello!"

Ancora una volta il maestro Yoda ci corre in aiuto mostrandoci la strada del distacco dalla dipendenza emotiva. Mi spiego. L'Amore, quello vero, quello che non è possesso, non è pretesa, non è controllo, ecc., nasce dalla libertà e presuppone la libertà di entrambe le persone coinvolte. Libertà intesa come rispetto dell'altro in quanto altro da me, che non mi appartiene, che non è parte di me e quindi non posso controllarlo come controllerei la mia mano. In questa logica, io posso solo accogliere nella mia vita quello che l'altra persona mi dona di sé. Il maestro Yoda lo dice in maniera chiara ad Anakin invitandolo a lasciar andare le persone che ama. Anche Obi Wan ha bisogno di imparare questo. Purtroppo lo imparerà nel peggior modo possibile, dopo un blocco durato anni e solo quando si trova di fronte alla scelta, anche questa volta obbligata, di dover affrontare ciò che aveva lasciato in sospeso, l'ultimo vero confronto con Anakin che finalmente lo condurrà a compiere il passaggio dal senso di colpa al senso di responsabilità. Dal senso di colpa che gli dice: Tu sei fatto così, non puoi cambiare, hai fallito una volta, fallirà ancora e ancora e ancora, perché tu sei un fallito; al senso di responsabilità: Tu hai fatto quella scelta, hai compiuto quell'azione perché le tue conoscenze, il tuo cammino di crescita emotiva ed emozionale non potevano permetterti altro ma, oggi, verificando, confrontandoti e imparando, puoi aggiustare il tiro o addirittura cambiare direzione ed iniziare un percorso di vita anche diametralmente opposto a quello seguito finora. Il senso di responsabilità non ti dice che sei fatto così ma ti dice che è andata così ma che non deve ancora andare così.

La saga prequel è stata oggetto di varie critiche ma la parabola del prescelto che diventa cattivo è comune nel mondo occidentale. Secondo te ha anche basi cristiane?

Certo, perché è la parabola possibile ad ogni uomo. S. Pietro è stupendo da questo punto di vista. Nell'immaginario collettivo è il primo degli Apostoli, il più grande, la guida suprema e tutte queste idee che sono vere e spesso ci conducono a non vedere la persona ma una sorta di mitizzazione della stessa. Nella realtà che viene fuori dai Vangeli è la persona umana più vicina a noi che possiamo trovare. Sceglie di seguire Gesù perché l'ha sentito parlare e ne rimane affascinato, non lo comprende ma si fida. Nel tempo inizia a venire fuori la sua personalità e le cose in cui crede, quello che pensa e lo dice. Solo che dice anche cose contrarie e quello che insegna Gesù è fa delle figuracce che Dio solo lo sa! Gli viene posto davanti l'errore di valutazione o la poca conoscenza dell'argomento in discussione e addirittura Gesù arriva a chiamarlo Satana! Ma lui non si perde nello sconforto, nella disperazione, non si lascia bloccare dal senso di colpa, ma ogni volta si rialza o si fa aiutare nel rialzarsi e ricominciare a camminare sempre più in direzione di Gesù. S.Pietro è l'esempio più grande che noi abbiamo del percorso umano che ognuno di noi può, se vuole, compiere. Per questo Gesù lo sceglie come guida per tutti noi.

Legato a questa domanda, nei prequel c'è un'altra domanda che si evidenzia e trova insieme anche la risposta. Com'è potuto accadere che Anakin abbia scelto il male?

Il mentore, il maestro, colui che scelgo di seguire perché credo che mi voglia bene e quindi dò per scontato che mi guidi verso e sulla via del Bene, se è onesto, mi aiuta a raggiungere il mio obiettivo, altrimenti mi conduce al suo. Anakin ha diverse persone alle quali fa riferimento ma sceglie due maestri che pian piano si mostrano camminare in direzioni contrarie. Il suo problema è che non se ne accorge. Le motivazioni di questa cecità possono essere disparate. Quello che possiamo imparare è sviluppare una sequela che sia sempre aperta ad una critica oggettiva. Insomma, dobbiamo impegnarci a sviluppare un pensiero critico che ci permetta di distinguere il bene dal male, ciò che è buono per noi o no e che corrisponda al bene nostro e dell'altro concedendogli la possibilità di esistere e vivere la sua libertà.

Dopo momenti tragici come l’avvento dell’impero le persone devono adeguarsi. E’ vero che appaiono pure nel Mandaloriano i Jedi ma alla fine tutte queste serie parlano di persone che cercano di trovare una nuova vita, anche di ribellione come in Andor. Nel mondo religioso come si combattono le tragedie come la guerra?

Senza preamboli, ti dico che se ogni battezzato vivesse il dono ricevuto da Dio in quel momento ovvero nel suo battesimo, imposterebbe la sua vita nella costruzione di ponti e relazioni, in rispetto e dialogo, in accoglienza, ecc. . Perché allora sembra così difficile? La risposta è di una semplicità disarmante. Io scelgo e vivo solo ciò che conosco! Nel Vangelo di Giovanni Gesù alla Samaritana dice che se lei conoscesse il dono di Dio e colui che ha di fronte, sarebbe lei a chiedere acqua a Lui. Fidarsi di uno che dice di essere Padre di tutti noi, ovvero di ogni singola persona umana. Fidarsi di uno che dice di amarci tutti come fratelli, perché Lui si è fatto nostro fratello. Fidarci di uno che dice di amarci come fratelli non guardando alla nostra storia vissuta nelle nostre famiglie di origine, ma a Lui che ci ama fino al punto di dare la sua vita per noi.

Quello che la fede, la fiducia in Gesù ci chiede è il coraggio di realizzare un cambiamento di mentalità fondato sulla scoperta di tutto questo ed anche altro.

Credere che tutto questo sia possibile e iniziare a viverlo nella nostra quotidianità scegliendo in prima persona di rendere reale quello in cui diciamo di credere.

Ultima domanda: a me piacciono questi film perché nonostante i sacrifici e le morti c’è una speranza. Nel mondo reale non credi che le persone, questa speranza, l’abbiano un po' persa?

Ci sono bambini che nascono, ragazzi che ti chiedono di aiutarli a scoprire e vivere la vita, adulti che spendono il loro tempo per costruire ed anziani, cioè saggi, che donano ciò che hanno imparato nella loro vita a chi sta crescendo. Io vedo molta speranza e anche gioia! A chi non riesce a vederne, dico che anche quando tutto sembra finito e ci sembra di essere bloccati in un angolo, se guardiamo bene, c'è già qualcuno che ci sta tendendo la mano per aiutarci. Coraggio! Coraggio per aprire gli occhi e vedere. Coraggio per accogliere il dono dell'aiuto. Forse il coraggio più grande è quello di chiedere aiuto. La speranza che è la base di tutta la saga di Star Wars, è il grande messaggio ed insieme insegnamento che ci viene donato.



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