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Viky - Tra le mie coste

Immagine del redattore: Silvio MancinelliSilvio Mancinelli

Viky Rubini, classe 95, si cimenta nel suo primo album da solista: “Tra le mie coste”. Si tratta di un lavoro particolare, un piccolissimo concept album, fatto di cinque canzoni di cui, le tre centrali, sono l'essenza. Rubini faceva parte di una band che si ispirava alla musica di Seattle degli anni 90. Nonostante la giovane età dell'autore, questo Ep, ci dimostra l'eclettismo di Rubini, in quanto l'aspetto sonoro è diverso da quello dei suoi esordi. Con i limiti di una autoproduzione, Viky si butta sul cantautorato, con una base digitale, e una chitarra acustica come protagonista. Centrale è la sua voce che ha il pregio di avere un ottimo timbro sia nel cantato “dolce” sia quando urla. E' una sorta di Edda meno cervellotico mischiato a Ultimo. Il disco è un concept album, in quanto le tre canzoni centrali parlano di un viaggio, con una zattera, dal perdersi fino a trovare un porto sicuro. Rubini ha le sue carte da giocare e con qualcuno che gli produca l'album il suo talento sarà ancora più sottolineato. Ascoltando l'intro e l'outro non sarei sorpreso nel poter considerare Viky una sorta di James Blake italiano.

La tracklist

  1. Intro – Elaborare il flutto

  2. Quando la tempesta

  3. Tra le mie coste pt .1 (la zattera)

  4. L'ultima spiaggia sarà lo scoglio

  5. Outro – Tra le mie coste pt. 2 (girare le vele)

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