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Kerouac - Ortiche

Immagine del redattore: Silvio MancinelliSilvio Mancinelli

Ho una teoria: la teoria è che, almeno una volta nella vita, avendo a disposizione degli strumenti espressivi, chiunque possa esprimere idee e racconti di tipo alto e artistico. Non so cosa farà nel futuro Giovanni Zampieri, in arte Kerouac, ma con il suo primo album, “Ortiche” ha prodotto un bel disco. Giovanni è un ventunenne studente di sociologia che raduna qui nove brani scritti lungo un periodo di quattro anni, nati da una chitarra acustica, e che hanno poi incontrato la produzione di Andrea Gallo (bassista dei Four Green Bottles), anch'egli per la prima volta in veste di produttore. È un disco elettronico ma comunque potente, basta ascoltare l'impressionante “Angie” per rendersene conto. Non siamo qui a parlare del solito cantante indie che parla di amori sfigati, ma forse grazie alla sua attività da sociologo, i temi sono importanti: da atroci delitti agli emarginati. Non è drum and bass alla James Blake, ma in certi casi Kerouac mi fa pensare alle esperienze musicali del produttore brittanico e alle esperienze soliste di Thom Yorke con “The eraser”. “Ortiche” non dura molto, ma mischia all'interno delle strutture musicali, tutto concentrato, cantautorato, hip pop, beat bassi e ritornelli evocativi nserendo in “Rifugio” il suono delle monete di “Money” dei Pink Floyd e in “Divise” un campionamento tratto da un’intervista di Massimo Bitonci, ex sindaco di Padova (Lega Nord), in cui afferma che “i parchi servono per i bambini, non servono per i clandestini”. Speriamo che Kerouac smonti la mia teoria perchè di artisti pensanti l'Italia ne ha bisogno.

La tracklist

  1. Rifugio

  2. Divise

  3. Graffiti

  4. Angie

  5. Antartide

  6. Alberi

  7. Maredentro

  8. Metropoli

  9. Capolinea


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