Ascoltare il nuovo album di Davide Viviani, “L'oreficeria”, significa ascoltare un po' i padri del cantautorato italiano. De Andrè e De Gregori si sentono molto in questo nuovo lavoro, che viene definito folk, ma in realtà c'è anche dell'altro. Perchè se “Agua” fa pensare un po' anche all'Uomo in nero, “Salomon David”, in dialetto bresciano, contiene lo stesso concetto musicale e progettuale di “Creuza de ma” con un ritmo che piacerebbe molto a Tarantino. Un disco abbastanza corto, circa trenta minuti, ma di certo la qualità non fa rima con quantità. Ad aiutarlo nella produzione di questo lavoro c'è Alessandro “Asso” Stefana (PJ Harvey, Vinicio Capossela) e c'è da registrare anche la partecipazione di Marco Parente. Un disco languido, ma di qualità, che può distinguersi in questo marasma di cantautori italiani; Viviani porta avanti la tradizione, senza rivisitazioni ma con semplicità e naturalità perchè gli italiani, questo modo di fare musica, lo hanno nei propri geni, altro che rock and roll! Convince meno quando inserisce un testo in inglese ( “Leashed”).
La tracklist
1. E a tutto quel mondo lì
2. Agua
3. La creatura banale
4. Salomon David
5. Litania della città alta
6. Nella colza
7. Lu porcu meu
8. Leashed