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Martin Kohlstedt - Strom

  • Immagine del redattore: Silvio Mancinelli
    Silvio Mancinelli
  • 15 ott 2017
  • Tempo di lettura: 1 min

Blade Runner. No, questa non è la recensione del sequel del famoso film con Ford, ma è quello che sintetizza al meglio il mio pensiero su “Strom”, il nuovo album di Martin Kohlstedt . Diciamo subito che questo compositore è molto prolifico, infatti Musicalnews si era già occupato di Martin lo scorso febbraio quando ha recensito “Tag e Nacht”. Questo nuovo disco non si distacca molto da quell'impianto sonoro. Viene definito dalla stampa musicale un compositore neoclassico, ma di classico non ha nulla, almeno nei suoi dischi. È un pianista pop, anche se con “Strom” ma e, con il precedente disco, dà sfoggio alle sue ambientazioni pop, un po' naturalistiche, un po' oscure (pensate appunto ai colori di Blade Runner) usando come strumento principe, il piano. È un genere musicale di nicchia ma che viene anche considerato negli ambienti e riviste rock. Questo tanto per far capire l'importante di questo compositore e delle direzioni che ormai il rock sta prendento negli ultimi anni. In “Strom” c'è sempre quel misto tra piano ed elettronica, ed è come se le radici musicali di un pianista, fondate sulla musica classica, si confrontassero con il futuro, e questi due elementi si fondassero in una sorta di equilibrio anche molto dark, come avviene in “Tar” con quello sprigionìo allucinante di suoni finali.

Con “Strom” Martin conferma le sue doti di grande compositore di ambienti.

La tracklist

  1. Nao

  2. Ksy

  3. Dom

  4. Hea

  5. Tar

  6. Eja

  7. Ams

  8. Cha

  9. Jin


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