Se si fossero incontrati Trent Reznor con i Depeche Mode forse ci sarebbero stati i Perfect Cluster che, a cinque anni dal precedente “Noise Pleasure”, tornano con un nuovo disco intitolato “Flow”. Undici brani che sono la naturale evoluzione del loro suono, partito da una matrice più “morbida” di natura ambient/sperimentale e ora diretta verso un qualcosa di più attuale sulla scia delle band appena citate, che si muove fra l'alternative rock, l'elettronica e l'industrial. Per chi non conosce i Perfect Cluster, possiamo dir di loro che sono un trio che, come succede per il 95% delle band, è composto da musicisti provenienti da radici musicali diverse. La cosa interessante di questo album è che l'incrocio tra rock e elettronica non è forzato, come succede su alcuni dischi, ma è ben amalgamato. Gran parte delle sonorità del disco nascono da registrazioni e performance effettuate con device analogici: in particolare, rispetto al primo album, vi è un accantonamento quasi totale delle strumentazioni digitali, in favore di apparecchiature dal suono più caldo e trascinante, come sintetizzatori Moog, Roland, ElkaSynth P15 e Synthetone, con i quali vengono create tutte i groove ritmici e le textures elettroniche dell’album. Un disco che potrebbe sembrare fatto di rock duro, ma è addolcito dagli elementi elettronici. È una novità nel panorama musicale? Direi di no, ma è sicuramente un buon disco nel quale vengono inseriti anche elementi acustici come in “Slyghtly”.
La tracklist
01 - Get It Loud
02 - Fader
03 - Speed
04 - Slide Out
05 - Mind Control
06 - Slightly
07 - Flow
08 - Maggiolino
09 - Subway
10 - Magic Paper
11 - After The Suicide