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  • Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

A Total Wall, un buon metal senza novità


Il rock vive un momento, a mio avviso, un po' lungo, di stanca. E se il rock ha questo blocco, chiamolo di ispirazione, figuriamoci il metal. Prendete per esempio il nuovo album degli A Total Wall, “Delivery”, un quartetto milanese che cerca di dare fuoco e spirito a questo genere estremo. È un album che si ispira un po' ai Meshuggah, che contrappone la voce growl ad alcuni momenti melodici all'interno della stessa canzone. Insomma è come se i Soulfly facessero una contaminazione con i Faith No More. Non a caso cito queste due band, perchè in realtà il metal ormai non innova. È semplicemente una tradizione, un po' come il folk prima che arrivasse Dylan. Tutti ripetevano la stessa cantilena. Poi arrivò Dylan è innovò. Ecco, sebbene i A Total Wall, se la cavano abbastanza bene, rimangono nell'ambito della tradizione metal, senza cercare la novità. Sicuramente con “Delivery” faranno la felicità degli amanti del genere, ma chi scrive cerca nei lavori che ha sotto mano un qualcosa in più, un quid che lo stupisca, soprattutto quando si tratta di generi nei quali la struttura rimane immobile da decenni.

La tracklist

  1. Reproaching methodologies

  2. Evolve

  3. Sudden

  4. Maintenance

  5. Lossy

  6. The right question

  7. Delivery

  8. Pure band

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