È difficile inquadrare il folk in Italia. Troppe le differenze con quello che folk significa nella musica mondiale. È il caso, per esempio del primo disco in lingua abruzzese di Lara Molino, cantautrice di San Salvo, intitolato “Forde e Gendile”; prodotto da Michele Gazich, raccoglie dieci canzoni folk suonate solamente con la chitarra acustica, il violino, la viola e pochi altri strumenti. Lara ha scritto gran parte dei brani insieme al padre poeta Michele Molino raccontando di antichi riti comunitari, leggende, migrazioni, affascinanti briganti, eccentrici pescatori e donne povere ma forti e gentili come le persone d'Abruzzo e la voce della titolare. Non è la prima che si prova un esperimento del genere, altro esempio è Adriano Tarullo, di Scanno, che invece punta sul blues. Entrambi però hanno influenze anche italiane, perchè soprattutto De Andrè, per la prima, e Graziani, per il secondo, sono imprenscindibili. Poi vado su Spotify e trovo la cartella “Folk & Americana”, con Neil Young , Mumford & Sons, Crosby, Still e Nash, e lì si capisce, che il folk è musicalmente vivo e troppo distante dal lavoro della Molino. Il difetto del disco di Lara è questo: è troppo piatto, ed è difficile arrivare fino in fondo con l'ascolto. Prese singolamente le canzoni, sono ok ma è l'insieme che non regge. Non ho comunque mai ben compreso le band italiane che fanno folk dai Modena in poi: non hanno saputo trovare, musicalmente parlo, le sonorità delle rispettive radici. Il violino non è uno strumento che fa riferimento alla terra abruzzese per esempio. Brava comunque Lara a proporre un disco in un dialetto, il mio dialetto, che viene spesso trascurato.
La tracklist del disco
Lu fòche de san Tumasse
Forte e gendile
Mazzemarèlle
Scènne d'ore
L'emigrànde
Pomponio
Lu vecchie e lu quatràle
Zì innare lu pesciaròle
Lu sand'Andònie
Casche la lìve