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Immagine del redattoreSilvio Mancinelli

Superlega, la necessità di riforme e soldi nel calcio UE



Da tifoso del calcio in generale, ma con i piedi per terra, non posso esimermi da dire la mia sulla Superlega. Parto dal presupposto che nella Ue anche lo sport deve essere pensato a livello europeo. Non sono io a dirlo, ma anche vari economisti, hanno già detto come il calcio europeo si regge su poche cose. Prima di tutto grazie a diritti televisivi: molte squadre non esisterebbero più e ad altre non potrebbero acquistare giocatori di prima fascia per competere ai massimi livelli. Fondi di investimento: molte squadre, ma anche i giocatori sudamericani, sono di proprietà di questi fondi che speculano e ci guadagnano su. Poi ci sono gli arabi e i russi, un po' meno gli americani e cinesi, che acquistano le squadre europee, e non posso non pensare, che dietro a tanti soldi, non giri anche altro. I vari Moratti, Mantovani e Berlusconi cioè quei presidenti che davano tutto per il calcio non esistono più. Ora il Covid ha messo in ginocchio molte squadre di primo livello, tra le quali le spagnole, e al tentativo di rientrare nelle perdite anche con tagli di stipendio ai giocatori, non c'è stato risultato. Se pensiamo quanto sia grande il bacino di utenza del calcio, non si riesce a capire perchè quest'ultimo fatturi meno dell' NBA. Nonostante quindi il modo di fare poco professionale di chi ha ideato la Superlega il problema rimane. A questi problemi (ricordiamoci che le squadre di calcio sono aziende) si dovrebbe rispondere con progetti alternativi, ed invece la Uefa e la Fifa istituzioni che hanno visto come rappresentanti gente come Blatter e Havelange, parlano ora di romanticismo e di sport del popolo. La Superlega sarebbe un calcio per ricchi. Fa sorridere anche che le stesse parole le usino giocatori e allenatori milionari come Reina o Guardiola ( 27 milioni a stagione) che ormai hanno dimenticato cosa significa essere un uomo del popolo. Mi fa pensare a Bono o Jovanotti che chiedono di cancellare il debito africano a fronte di cachet richiesti dagli stessi artisti. Il mondo del calcio ha bisogno di trasparenza ma anche di managerialità, cose che non sono presenti ora. La stessa Serie A non riesce a fare quelle riforme necessarie per far tornare il calcio italiano ai vertici del calcio mondiale. Come per esempio la riduzione delle squadre nelle serie maggiore. Gli inglesi invece vanno avanti e sono pronti a delle riforme. Quando un tifoso juventino o milanista vedrà sostituito il suo giocatore preferito con uno proveniente dalla serie C e lotterà per non retrocedere spero che sia ancora contrario alla riforma del calcio.


opionioni tratte da War Room

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