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Using Bridge - Floatin Pieces

Immagine del redattore: Silvio MancinelliSilvio Mancinelli

Non sono sicuramente la band più originale del pianeta Terra, ma qualcosa gli Using Bridge, band romagnola, con i loro ben tre album già pubblicati, riescono a comunicare agli ascoltatori. E questa volta lo fanno con “Floatin' Pieces”, il loro nuovo lavoro che uscirà il prossimo 26 gennaio. Dopo quindi “Sha-Whao”, (2004), “and I will be heard” (2012) e il live acustico “a Night in Acousticland”, la band continua a perfezionare il progetto alla ricerca di un sound molto vicino a quello di Seattle. Ad una impianto sonoro fatto di un muro elettrificato, sono stati aggiunti alcuni strumenti come il pianoforte e il rhodes, il violino, il didgeridoo e il rain stick. Il tutto è stato registrato dal batterista Alessandro Bernabei, che insieme a Manuel Ottaviani , Federico Arcangeli e Simone Antonelli compone l'attuale line-up alle prese con questo lavoro. È un lavoro fatto di precisione, che cerca di superare l'ormai antico modello di Seattle (“Can remember”), quello però più vicino all'hard rock dei Soundgarden e non degli Alice in Chains, per essere più “freschi”e non semplicemente un copia ingiallita. Alle volte questa operazione funziona, altre volte no. Si può dire che però “Floatin' Pieces”è un bel disco, uscito forse fuori tempo, in un periodo nel quale prevale la trap o le chitarrine dei cantautori. La voce alle volte un po' troppo simile alla James Hetfield che si mescola ai Queen of the stone age non convince.

La tracklist

  1. Amigdala

  2. Velvet Sky

  3. Floating pieces

  4. Werewolves

  5. Anymore

  6. Can remember

  7. Leave your skin

  8. Run to you

  9. God Knows


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